La recente notizia del ritrovamento del relitto medioevale nelle acque dell'Area Marina Protetta di Porto Cesareo e Nardò, riaccende i riflettori sull'immenso patrimonio culturale subacqueo.
Si tratta di un'imbarcazione in legno, lunga oltre diciotto metri e larga più di quattro, che secondo la prime valutazioni, risale ad un periodo compreso tra il dodicesimo e il tredicesimo secolo.
Un ritrovamento questo che rafforza una linea d'intervento già avviata nei mesi scorsi dai comuni del SAC Arneo/Costa dei Ginepri (oltre a Nardò, comune capofila, Copertino, Leverano, Veglie, Carmiano, Salice Salentino, Guagnano, Campi Salentina, Arnesano, Galatina, Galatone, Porto Cesareo, Manduria e Avetrana).
La Regione Puglia ha infatti accolto e finanziato per un importo di circa 35.000 euro, un progetto che punta alla valorizzazione e fruizione del patrimonio subacqueo e delle aree costiere dei comuni interessati.
Il progetto mira a potenziare e sviluppare il turismo subacqueo sostenibile, valorizzando i tesori archeologici presenti nel tratto di mare di competenza del SAC, che si estende dalla Riviera Neritina fino a Manduria. Tra questi, solo per citarne alcuni, la nave romana e il relitto delle Tre Sorelle a Santa Caterina di Nardò, il Frascone di Nardò, le Colonne Romane e le emergenze archeologiche di Scalo di Furno a Porto Cesareo, i Sarcofagi di San Pietro in Bevagna di Manduria.
Puntare sulla fruizione dei beni culturali sommersi può essere una “idea forza” per implementare una forma di turismo alternativo, qual è quello subacqueo.
“Unire le eccellenze archeologiche sommerse a quelle emerse – dichiara l'assessore alla cultura Mino Natalizio – creando un'offerta turistica organica e completa, come sta avvenendo a Nardò, è uno dei traguardi più ambiziosi che il Salento deve necessariamente perseguire per mantenersi ai vertici delle località turistiche più gettonate d'Italia e non solo”.
foto tratta da portadimare.it