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Città e Territorio

Informazioni sulla città di Nardò ed il suo territorio, le marine, i parchi, le masserie fortificate.

MUSEO DELLA MEMORIA E DELL'ACCOGLIENZA

Visite al Museo della Memoria e dell’Accoglienza di S. Maria al Bagno

MUSEO DELLA MEMORIA E DELL’ACCOGLIENZA
NEWS 29 ottobre 2020
A seguito del nuovo DPCM del 24.10.2020 che ha stabilito la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado il gestore del Museo comunica la necessità di modifica momentanea degli orari di apertura 
Il museo aprirà secondo i seguenti orari:
• dal lunedì alla domenica dalle ore 15.00 alle ore 19.30.
Martedì giorno di chiusura 
 
Orario apertura dal 12 ottobre 2020
• Dal lunedì al venerdì dalle ore 9:00 alle ore 15:00
• Sabato e domenica dalle ore 09.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 19:00
• chiuso il Martedì
Per visite da parte di gruppi e scolaresche, è obbligatoria la prenotazione.
tel. 3270598591
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 Il Museo della Memoria e dell’Accoglienza di S. Maria al Bagno è stato inaugurato il 14 gennaio 2009. Dal 25 gennaio 2013 la struttura ha ampliato la superficie espositiva, con nuove sezioni e nuovi ambienti. La struttura museale contiene i Murales ebraici realizzati da Zivi Miller e pannelli con foto e documenti.

Il Museo é stato progettato dalll’Architetto Luca Zevi per il Comune di Nardò.

Nella struttura, la tragica esperienza dei pochi sopravvissuti allo sterminio del popolo ebraico è rappresentata dal grigio incolore della facciata - senza finestre - interrotto da strisce del colore della pietra leccese. Le strisce, che simboleggiano l’incontro con un ambiente naturale ed umano generoso ed ospitale, si arrampicano lungo la scatola grigia e aprono progressivamente squarci sempre più ampi nell’oscurità del ricordo, permettendo l’avvio di un cammino difficoltoso, ma attraversato da sprazzi di luce.


La storia: 1943/1947

Il Museo della Memoria conserva, dopo il restauro coordinato da Nori Meo-Evoli, i Murales realizzati da Zivi Miller e da altri profughi ebrei durante la permanenza, tra il 1943 ed il 1947, nel Campo di accoglienza di S. Maria al Bagno.

 

Foto tratte da (http://www.uniurb.it/giornalismo/lavori2006/russo/pagine/Zivi,%20l%27autore.htm)

Dopo gli Slavi, provenienti dalle varie località di confino e che rientrarono in Patria non appena i Balcani furono liberati, affluirono i profughi Ebrei che avevano trovato rifugio e protezione presso famiglie italiane, poi quelli provenienti da varie località italiane e dai campi di internamento, liberati dagli Alleati.

I profughi ebrei arrivarono soprattutto dal centro Europa, dopo l’apertura dei vari campi di concentramento e di sterminio: giunsero in migliaia Polacchi, Austriaci, Tedeschi, Ungheresi, Rumeni, Albanesi, Slovacchi, Russi, Macedoni e Greci.

Nardò vide in quegli anni anche i futuri protagonisti delle vicende politiche dello Stato d’Israele, come Dov Shilanski, deputato al Parlamento d'Israele (Knesset) dal 1977 al 1996, poi Presidente dal 1988 al 1992.

Fu importante il ruolo della popolazione neretina nell’opera di assistenza agli ebrei liberati dai campi di sterminio: la popolazione locale accolse i profughi e ne alleviò le sofferenze, pur vivendo essa stessa anni durissimi di privazioni, segnati dalla guerra e dalla carenza di ogni genere di conforto. I profughi poterono, per la prima volta dopo anni, professare la propria religione e le proprie tradizioni: in S. Maria al Bagno era stata allestita una Sinagoga, e funzionavano la mensa e il centro di preghiera per bambini e orfani, l’ospedale e il servizio postale; i più giovani ebbero l’opportunità di frequentare le scuole e furono utilizzati anche spazi per lo sport, come campi di calcio.

" Santa Maria del Bagno “ ha sostenuto l’Ambasciatore d’Israele in Italia Meir “fu in sostanza una enclave di pace e di fratellanza tra popoli, in una mescolanza di lingue, tradizioni, dolori e gioie. L’esperienza neretina fu un momento in cui tanti tra i profughi trovarono lo spazio per recuperare la serenità di spirito minima necessaria ad intraprendere la grandissima avventura che fu, nei due anni successivi, la fondazione dello Stato di Israele.”

La medaglia d'oro

Nardò è stata insignita della Medaglia d’Oro al Merito Civile dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, il 27 gennaio 2005, Giorno della Memoria, con la seguente motivazione:

 

"Negli anni tra il 1943 ed il 1947, il Comune di Nardò, al fine di fornire la necessaria assistenza in favore degli ebrei liberati dai campi di sterminio, in viaggio verso il nascente Stato di Israele, dava vita, nel proprio territorio, ad un centro di esemplare efficienza. La popolazione tutta, nel solco della tolleranza religiosa e culturale, collaborava a questa generosa azione posta in essere per alleviare le sofferenze degli esuli, e, nell'offrire strutture per consentire loro di professare liberamente la propria religione, dava prova dei più elevati sentimenti di solidarietà umana e di elette virtù civiche.”

 

 

I murales

Il primo dei tre murales raffigura una menorah con candele accese, protetta da due soldati . Sotto, la scritta in ebraico "in guardia".

 

Il murale di maggiori dimensioni rappresenta il viaggio degli ebrei dal Sud dell’Italia verso Eretz Israel;

 

L’ultimo murale raffigura invece una madre ebrea che, con i suoi bambini, chiede ad un soldato inglese di entrare in Israele.

 

INAUGURAZIONE

La cerimonia di inaugurazione si è svolta il 14 gennaio 2009, sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con il sostegno ed il patrocinio della Presidenza della Giunta Regionale e dell'Assessorato Regionale al Mediterraneo, e con il patrocinio della Provincia di Lecce.

 

Hanno preso parte alla cerimonia numerose autorità civili e religiose, fra le quali, oltre al sindaco di Nardò, Antonio Vaglio, Silvia Godelli, Assessore al Mediterraneo della Regione Puglia, il dott. Fabrizio Vona, della Soprintendenza Regionale dei Beni Culturali, l’Assessore alla Cultura della Provincia di Lecce Aurelio Gianfreda, il rappresentante della città gemellata di Atlit Hof-Hacarmel, RAV Gabriele Sorani, il Vescovo di Nardò - Gallipoli, Mons. Domenico Caliandro, il Rabbino Capo di Roma, RAV Riccardo Di Segni, Luca Zevi, progettista del Museo, Nori Meo-Evoli, coordinatrice del restauro dei Murales, Liliana Picciotto del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano, Roberto Caracuta, direttore della Fondazione Semeraro di Lecce, Paolo Pisacane, Presidente dell’Associazione Pro Murales ebraici di S. Maria al Bagno.

 

Al termine degli interventi è stato piantato un albero d'ulivo in segno di pace e fratellanza.

 

“Quando inauguriamo qualcosa di nuovo recitiamo una Benedizione in cui ringraziamo il Signore per averci fatto vivere e arrivare a questo momento” ha affermato il dr. Riccardo Di Segni, Rabbino Capo di Roma, “oggi qui celebriamo la vita umana nel suo concetto più alto, questa è una grande manifestazione e voglio ringraziare fermamente gli organizzatori per aver voluto mantenere ferma questa data nonostante la grave situazione internazionale”. “E’ com’è il cammino della libertà” ha affermato l’architetto Zevi “che richiede grandi sforzi ma, al tempo stesso, consente di penetrare a fondo la realtà, di misurarne l’intera dimensione apprezzandone ricchezza e complessità, di scoprirla a poco a poco e non tutta in una volta e superficialmente, come troppo spesso avviene quando, per pigrizia e stupidità, si pretende di abbracciarla con un solo sguardo e di raggiungere la meta in pochi passi.” L’inaugurazione del Museo è stata definita da S.E. Mons. Domenico Caliandro, Vescovo di Nardò - Gallipoli “un momento di luce” ricordando la definizione di “Fratelli Maggiori” che Giovanni Paolo II dette del Popolo Ebraico sottolineando come “i loro Maestri ci insegnano a riportare continuamente l’attenzione all’Essere, all’Uomo come portatore dell’Alleanza con il Signore”. “Nardò – ha sottolineato il Sindaco Vaglio nel corso della cerimonia di inaugurazione - testimonia con la cerimonia di oggi il suo desiderio di mantenere vivo non solo il ricordo del passato, ma anche di contribuire nella costruzione di un ponte per il futuro”. La professoressa Silvia Godelli, Assessore al Mediterraneo della Regione Puglia ha tenuto a sottolineare come tutta la Puglia si sia sempre caratterizzata e tutt’oggi si caratterizzi come regione di accoglienza e rimarcando inoltre l’impegno che annualmente l’Amministrazione regionale mette nel programmare le iniziative legate alla Giornata della Memoria.

 

Discorso del Sindaco

Inaugurazione Museo della Memoria e dell’Accoglienza Santa Maria al Bagno - 14 gennaio 2009

 

Autorità civili e religiose, cittadini, gentili ospiti. Sono felice di darvi il benvenuto qui a Santa Maria al Bagno, in questa splendida marina del comune di Nardò, che si è resa interprete, in un passato non troppo lontano, dei più elevati sentimenti di solidarietà umana. Nardò vive oggi una giornata destinata ad inserirsi nella sua storia migliore. Si realizza infatti una iniziativa da lungo tempo pensata e che si inquadra nella lunga testimonianza offerta dalla popolazione di Nardò quando assicurò ospitalità, amicizia, solidarietà agli Ebrei sopravvissuti allo sterminio e qui riuniti in attesa di essere avviati verso il nascente Stato di Israele.

Nel succedersi delle generazioni Nardò ha mantenuto vivo il ricordo dei profughi, qui tornati a vivere, fieri, pieni di speranza e di fiducia, dimentichi della ferocia cui erano sfuggiti, avendo una sola aspirazione nel cuore e nella mente: la Pace per loro e tutti gli altri popoli. Documentano questo ricordo dei neritini i rapporti che continuarono con gli esuli anche quando questi raggiunsero le sponde della terra promessa. Da tali rapporti sono poi derivate le iniziative che oggi conoscono una nuova, significativa tappa perché l’oblio del tempo non cancelli una delle pagine più belle di fraternità. L’assegnazione della Medaglia d’Oro al Merito Civile concessa dal Presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi, in ricordo di quelle lontane vicende costituisce certamente un motivo d’orgoglio ma costituisce anche un impegno al quale nessuno intende sottrarsi.

L’alto riconoscimento è per noi motivo di gratitudine per i nostri padri, che si aprirono a generosa accoglienza quando anche per loro era difficile il vivere, alle soglie di una guerra appena conclusa. Nell’accoglienza dei Neritini per gli Ebrei certamente si esplicitava l’antica cultura che, nel corso dei millenni, ha fatto di queste nostre terre un punto d’incontro fra civiltà diverse. Ma c’era anche la consapevolezza dell’inaudita ed assurda violenza abbattutasi su uomini la cui unica colpa era quella di appartenere all’antica e nobile comunità ebraica. Non tutti i sogni di quelle giornate sono state nel corso degli anni realizzati. Non spetta ad un sindaco di una città dell’estrema periferia italiana, intervenire nel difficile dibattito che oggi impegna le diplomazie di tutto il mondo. Tuttavia non ritengo di essere lontano dal vero quando affermo che la ricerca della Pace, non soltanto nella regione Medio - Orientale ma ovunque, passa attraverso la soluzione dei rapporti tra Palestina e Stato d’Israele con l’effettivo riconoscimento della legittimazione dei due Stati.

L’auspicio che quest’oggi faccio è che Israele e Palestina possano convivere accanto, avendo entrambi un popolo, un territorio ed una sovranità, che sono le caratteristiche previste dal diritto internazionale per garantire agli stati indipendenza e libertà. C’è purtroppo un groviglio di interessi che non lasciano del tutto liberi, Palestinesi ed Israeliani, di decidere da soli le loro scelte, in modo da avviare feconde intese, promuovere rapporti economici, realizzare opportune attività culturali. Ma è proprio questo intreccio di interessi esterni che noi oggi, nel momento in cui inauguriamo il Museo dell’Accoglienza e della Memoria, auspichiamo venga superato attraverso l’azione intelligente e vigile dei paesi che, a cominciare dal nostro e dall’Unione europea, seguono le vicende israeliano-palestinesi, per svolgere il filo di una matassa divenuta, con il trascorrere del tempo, eccessivamente aggrovigliata. Nardò testimonia con la cerimonia di oggi il suo desiderio di mantenere vivo non solo il ricordo del passato, ma anche di contribuire nella costruzione di un ponte per il futuro. Un museo non è mai un nomade della memoria, ma è destinato a svolgere un ruolo attivo nella ricerca e nella promozione della cultura, che è cultura di pace e di solidarietà umana. Un museo deve vivere, non ricordare soltanto il passato.

La civica amministrazione in conseguenza si adopererà perchè questo Museo diventi un luogo dove si sappia e si possa favorire una prospettiva di sereno equilibrio internazionale, che consenta finalmente al popolo d’Israele di vivere in Pace nel suo territorio, circondato da paesi che lo riconoscono e lo rispettano. Agli amici ebrei vogliamo dire che questo Museo è anche loro. Ci sono i disegni dei padri. C’è impresso il riflesso della vita che ritorna e del sorriso che allontana il ricordo della violenza e della morte. Il museo è dei giovani che verranno ad ammirare i Murales e potranno riflettere sulle aberrazioni cui l’uomo giunge quando smarrisce il senso morale che è dentro di sè. Ma il Museo è anche delle persone che vorranno, nelle stanze già approntate ed in quelle che abbiamo intenzione di approntare nel prossimo futuro, riflettere sulle terribili conseguenze di una politica, quale fu quella del nazismo e del fascismo, resa cieca dall’odio e dall’assenza di ogni principio etico. Dunque ci auguriamo che questo Museo offra non soltanto la testimonianza del passato, ma attraverso opere, iniziative ed attività, contribuisca a creare le condizioni migliori perché i rapporti tra i popoli si svolgano nella valorizzazioni delle diversità, che per tutti sono occasione di arricchimento.

Tutti noi abbiamo un grande debito nei confronti del popolo ebraico, nei confronti di sei milioni di persone soppresse nei lager, nei confronti dei milioni di persone che non hanno vissuto la vita come avrebbero voluto e nei confronti dei loro discendenti. Questo debito è nostro ed è di tutta l’umanità. Non è pensabile la storia dell’Europa senza il popolo ebraico. Il Museo è quindi degli Italiani, degli Israeliani e di tutti i cittadini del Mondo. Questo luogo è dedicato ai costruttori di Pace. Questo Museo si affida alla Pace, si affida ai costruttori di una società che vuole vivere nel rispetto della persona umana ed è certamente significativo che la sua inaugurazione coincida con la celebrazione del 60° anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. E’ questo è il metro col quale dovremo abituarci a misurare i nostri comportamenti, le nostre azioni, e misurare le prospettive della nostra attività. Io oggi sono certo di interpretare i sentimenti più profondi e sinceri della mia città nel ringraziare quanti hanno, nel corso del tempo, tenuto vive le vicende del 1944, a cominciare da Paolo Pisacane e dai suoi amici di Santa Maria al Bagno - - - nel ringraziare coloro i quali non hanno dimenticato il rapporto di amicizia cordiale ed affettuoso che in questi luoghi è nato, - nel ringraziare le famiglie Vallone, Gorgoni, De Benedetto, Signore, Zuccalà, De Michele proprietarie dello stabile nel quale sono stati realizzati i Murales - nel ringraziare coloro che si sono prodigati per dare a questo vecchio edificio scolastico la migliore sistemazione museale.

A riguardo sento il bisogno di esprimere un vivo ringraziamento all’architetto Luca Zevi ed alla curatrice del restauro Nori Meo Evoli, autori di questa difficile ma, dal mio punto di vista, pienamente riuscita realizzazione di un’opera che farà di Nardò un centro per la Pace tra i Popoli. Ed io credo che oggi Nardò pone un’ulteriore pietra angolare nel cammino del suo impegno ad essere parte viva ed attiva di una società che intende essere la società della tolleranza e della collaborazione. Ringrazio sentitamente tutti voi, illustri ospiti e cari concittadini, per avere reso con la vostra presenza ancora più solenne la cerimonia odierna. Ho viva la speranza che, nel cuore di ciascuno, l’incontro di oggi vivrà nel tempo come impegno per il futuro: un ponte ideale verso un domani di libertà, di operosa tranquillità per tutti i popoli, ed in particolare per il popolo dei nostri amici israeliani.

Scheda

Scheda della Città di Nardò

Nardo Stemma it

Nardò (Neritum o Neretum in latino, Nerìton in greco, Naretòn in messapico) è un comune italiano di 31.210 abitanti (dati 02.04.2020) della provincia di Lecce in Puglia.

Secondo centro della provincia per popolazione ed estensione territoriale, dal 1952 si fregia del titolo di città. Sorge in posizione pianeggiante a sud-ovest del capoluogo provinciale e include un tratto della costa ionica del Salento.

 

STATO Italia
REGIONE Puglia
PROVINCIA Lecce
Coordinate GPS 40°11′00″N 18°02′00″E
Altitudine 45 m s.l.m.
Superficie 193,24 km²
Abitanti 31.210(02.04.2020) Dati Istat 
Densità 161,50 ab./km²
Frazioni Boncore, Cenate, Santa Caterina, Santa Maria al Bagno, Sant'Isidoro, Villaggio Resta
Comuni confinanti Avetrana (TA), Copertino, Galatina, Galatone, Leverano, Porto Cesareo, Salice Salentino, Veglie
Codice postale 73048
Prefisso telefonico 0833
Fuso orario UTC+1
Codice ISTAT 075052
Codice catastale F842
Targa LE
Classif. sismica zona 4 (sismicità molto bassa)
Classif. climatica zona c, 1 208 GG
Nome abitanti neretini o neritini
Santo Patrono San Gregorio Armeno
Giorno festivo 20 febbraio

 

l comune di Nardò è posizionato nella parte nord-occidentale della provincia e occupa una superficie di 190,48 km². È posto sul versante ionico del Tavoliere Salentino, al limite settentrionale delle Serre omonime, in posizione subcostiera; il suo territorio è attraversato dal Canale dell'Asso, probabile traccia di un antico corso d'acqua. La città sorge a 45 m s.l.m., mentre l'altitudine massima raggiunta nel territorio comunale è di 99 metri sul livello del mare. La parte settentrionale del territorio comunale è compresa nella Terra d'Arneo, ovvero in quella parte della penisola salentina compresa nel versante ionico fra San Pietro in Bevagna e Torre dell'Inserraglio e che prende il nome da un antico casale, attestato in epoca normanna e poi abbandonato, localizzabile nell'entroterra a nord-ovest di Torre Lapillo.
La fascia costiera, che si estende per 22 km, comprende le località balneari di Santa Maria al Bagno, Santa Caterina e Sant'Isidoro e ospita il Parco regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano, un'area di grande interesse storico-naturalistico la cui costa rocciosa e frastagliata è caratterizzata da pinete, macchia mediterranea e zone umide. (wikipedia)

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